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Perchè gli studenti di legge dovrebbero essere imprenditori

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Con il seguente articolo, diamo il benvenuto al nostro nuovo contributor Patrick Ellis, studente presso lo Michigan State University School of Law.

Ci sono diverse ragioni per cui gli studenti di legge dovrebbero lanciarsi nel mondo delle imprenditoria. Non starò ad annoiarvi (o deprimervi) con statistiche dei livelli di disoccupazione, titoli di giornali, o storie di studenti costretti a rapinare banche per poter ripagare i loro debiti. Lo sappiamo già: Giurisprudenza è dura, e trovare un lavoro dopo è ancora più dura. Eppure, nonostante la costante minaccia e preoccupazione per la disoccupazione, l’imprenditoria è raramente oggetto di discussione nelle nostre università.Forse questo è il risultato di una precisa decisione. Dopotutto gli avvocati sono addestrati per valutare i rischi dei loro clienti, e, magari, aiutarli a evitarli. Gli imprenditori, invece, si espongono deliberatamente al rischio, spesso abbandonando la via più sicura inseguendo i potenziali profitti di una strada da costruire. Ma pensandoci meglio, poche cose sono più rischiose che passare tre anni della propria vita chiusi in biblioteca accumulando montagne di debito per permettersi di farlo, specialmente durante questo periodo di crisi. Forse, dunque, gli studenti di legge e gli imprenditori hanno più in comune di quanto si pensi?

Durante gli ultimi due mesi, ho avuto la possibilità di collaborare con un piccolo gruppo di studenti-imprenditori che stanno sviluppando una app per il bando “Costuire imprenditori in Tecnologia e Software” dell’Università dell’Indiana. Abbiamo quindi fatto partire un progetto di “software come servizio” e speriamo di partecipare anche ad un’altra startup competition. Queste occasioni hanno evidenziato diverse somiglianze tra il mondo dell’imprese e del diritto. Per esempio, prima di lanciarmi nel mio viaggio da imprenditore, solo l’idea di far partire una mia impresa era elettrizzante. Mi immaginavo Justin Timberlake che mi urlava dall’altra parte del tavolo in discoteca: “Un milione di dollari non è figo..sai cos’è figo? Un miliardo di dollari!”.

In realtà l’imprenditoria, almeno nella mia esperienza, comporta molti più bassi che alti, innumerevoli notti in piedi, e parecchi momenti “ok, torniamo un attimo al progetto”. Certamente non sono obiezioni così rilevanti di fronte a un milione o a un miliardo di dollari, per ora!

Essere imprenditore non è quindi sempre tutto affascinante, ma ci sono degli aspetti sicuramente entusiasmanti.

Se sei uno studente di legge, la mia esperienza può sembrarti familiare. Sono sicuro che parecchi aspiranti giuristi si sono immaginati la vita dell’avvocato come una scena di Perry Mason, o, anzi, meglio, di Suits. In realtà, la vera vita dello studente di Giurisprudenza richiede leggere, scrivere, conoscere i codici, e ancora leggere (non dimentichiamoci le varie correnti di dottrina e le opinioni dissenzienti). Generalmente sono questi i requisiti necessari per diventare avvocato. Di nuovo, quindi, nulla di affascinante, ma può essere stimolante.

A parte la stessa differenza tra i miei sogni e la dura realtà, c’è sicuramente una forte caratteristica in comune al’intraprendere la strada del diritto o dell’imprenditoria: il dover affrontare alti livelli di rischio. Giurisprudenza non è più la “via sicura” su cui contare. E quindi perchè gli studenti di legge dovrebbero pensare di considerare di diventare imprenditori e, quindi, assumersi rischi ancora più alti?

Prima di tutto, studiare diritto offre una posizione di partenza avvantaggiata rispetto a chiunque altro decida di costruire una propria impresa. É una risorsa che permette di affrontare meglio qualsiasi tipo di rischio o difficoltà, come avere sempre un piano b. In altre parole se il progetto dovesse andare male, con la propria qualifica giuridica si potrà comunque contare sul poter diventare avvocato! Questa ipotesi semplificata non considera i dati sull’occupazione, l’esigenza di ripagare i mutui per gli studi, e la pressione di rimanere in regola con la strada intrapresa. É solo un modo per prendere coscienza della possibilità in più che la laurea in legge offre.

In secondo luogo, chi studia legge acquisisce delle competenze che introducono al mondo dell’imprenditoria: non solo si è abituati a leggere, scrivere e fare ricerca, ma anche, e soprattutto, a pensare e analizzare i problemi in modo critico. Il tutto con una forte determinazione. Una volta, un avvocato in pensione mi disse che “a giurisprudenza non devi contare sulla forza del cervello, ma sulla forza del sedere”. In altre parole: quanto siete disposti a rimanere seduti per risolvere qualsiasi problema vi venga sottoposto? E per gli imprenditori è uguale. L’impresa nasce con un’idea, ma quella è solo la parte più semplice. Per trasformare veramente quell’idea in un business un imprenditore deve essere disposto a investire una indeterminata quantità di tempo, impegno e denaro. Questo richiede dunque, una incrollabile autostima e determinazione: per quanto sareste disposti a continuare a lavorare pur di far diventare il vostro sogno realtà?

Inoltre, ci sono delle competenze specifiche che contraddistinguono un giurista rispetto a qualsiasi altra figura professionale o studente. Ad esempio, ho appena buttato già la bozza di un accordo di non divulgazione per un programmatore con cui il mio gruppo era interessato a lavorare. Teoricamente questo sarebbe il compito di un avvocato, ma dato che non potevamo permettercelo, io sono praticamente diventato il consulente legale della squadra. Ovviamente ho poca esperienza nello scrivere contratti, ma sono stato comunque in grado, grazie ai miei studi, di stilare un accordo che facesse al caso nostro. Ci sono molti altre questioni legali che ho dovuto affrontare: stilare lo statuto per una Srl, registrare il brevetto, eccetera. Nonostante i corsi di legge non ti insegnino esattamente a esercitare tali pratiche, sicuramente forniscono una ottima base da cui partire!

Infine, l’imprenditoria può offrire “una carriera più soddisfacente e importante nel mondo del diritto” (cfr Renee Newman Knake, “Why Law Students Should Be Thinking About Entrepreneurship and Innovation in Legal Services”, Bloomberg Law, Nov. 2012). Di nuovo, non voglio fare riferimento a pesanti statistiche sui livelli di occupazione dei legali, ma lasciatemi sottolineare solo questo: milioni di persone non possono permettersi di rivolgersi o accedere a servizi legali. Questa triste realtà può essere interpretata in diversi modi: per gli imprenditori costituisce una opportunità da cogliere. Gli studenti di legge hanno l’occasione unica di capire come funzionano davvero gli ordinamenti, e questo è uno strumento potentissimo. Combinando le competenze legali e lo spirito imprenditoriale, può essere tracciata una nuova frontiera per i servizi legali. Una frontiera che permetta non solo di realizzare carriere diverse, e potenzialmente assai reddittizie, ma anche, e soprattutto, che dia la possibilità a studenti di legge/imprenditori di guidare il cambiamento e aiutare efficacemente a superare qualsiasi ostacolo. Cosa ci può essere di più importante?

Queste argomentazioni non sono certamente esaustive, sono solo aspetti che ho incontrato nella mia esperienza sulla strada per diventare sia un avvocato che un imprenditore. Perchè altri dovrebbero fare lo stesso? Beh, perchè no?

Di sicuro l’imprenditoria non è una strada semplice, ma non lo è nemmeno Giurisprudenza. Tutto ciò che serve è un’idea e determinazione.

Dopotutto, se il vostro negozio di dolcetti da asporto dovesse fallire, potrete sempre ripiegare sulla professione legale.

Pubblicato anche su http://thestudentappeal.com/lawschool/should-law-students-be-entrepreneurs


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