Nell’ultimo decennio l’Argentina è stata protagonista di un notevole dinamismo economico.
A seguito della crisi finanziaria del 2001, talmente grave da portare al default ed alla crisi politica, il paese sudamericano, attraverso un’aggressiva ed eterodossa politica economica, riuscì ad incrementare esponenzialmente il suo tasso di crescita tanto da riuscire, nel 2005, a riscattare il suo intero debito nei confronti del Fondo Monetario Internazionale (IMF).
Nel 2008, per poter fronteggiare la recessione globale, il Governo argentino, presieduto da Cristina Fernandez de Kirchner, sviluppò ulteriormente questa sua politica di indipendenza nel contesto economico e commerciale internazionale con l’adozione di politiche protezionistiche.
IL BORDER EMERGENCY KIT
Tale politica protezionistica si incentrò prevalentemente sull’utilizzo di 3 tipologie di misure:
- La procedimentalizzazione del rilascio delle licenze d’importazione (NALs – Non Automatic Licences);
- L’incremento dell’attività di indagine in materia di dumping e la conseguente adozione di antidumping duties;
- La determinazione di reference prices su uno svariato numero di prodotti.
IL RAPPORTO CON IL MERCOSUR
L’Argentina è uno dei 4 paesi membri del MERCOSUR, la custom union dei paesi latino-americani. Tale unione, nata nel 1991 con il Trattato di Asunciòn con l’obiettivo di istituire un unico mercato comune, prevede l’istituzione di una Common External Tariff la cui modifica può avvenire solo attraverso l’unanime consenso dei paesi membri. L’Argentina ha dovuto dunque disegnare la propria politica protezionistica senza la possibilità di poter alzare unilateralmente il livello dei suoi custom duties. L’appartenenza al MERCOSUR, ad ogni modo, non ha frenato il Governo argentino dall’adottare misure di protezione anche nei confronti dei paesi stessi del MERCOSUR che in diversi casi hanno aperto controversie sia presso il WTO che il DSM (Mercosur Dispute Settlement).
NON AUTOMATIC LICENSES
L’Agreement on Import Licensing Procedures prevede la possibilità per gli stati membri del WTO di adottare su alcuni prodotti un regime di licenze di importazione non automatiche. La misura, dal chiaro carattere derogatorio, è soggetta al soddisfacimento di diversi requisiti tra cui la durata del procedimento di autorizzazione inferiore a 60 giorni. Dal 2005 l’Argentina ha iniziato a richiedere non-automatic licences per l’importazione di alcuni beni, tra cui scarpe e giocattoli. Motivata ufficialmente da finalità di controllo informativo, il campo d’azione di tale politica si è dal 2008 notevolmente esteso arrivando oggi a contenere ben 600 tipi di prodotti. Diversi membri del WTO, tra cui in prima fila gli Stati Uniti e l’Unione Europea, hanno recentemente denunciato con un Joint Statement presso il WTO Council for Trade in Goods ritardi nella concessione delle licenze di più di 6 mesi, nonchè dinieghi ingiustificati.
REFERENCE PRICES
Nel 2005 l’Administración Federal de Ingresos Públicos (AFIP) ha stabilito l’introduzione di un regime di prezzi doganali di riferimento (reference prices). In virtù di tale regime, in tutti quei i casi in cui l’autorità doganale verifichi un’incongrua difformità tra import price e reference price, l’importatore è tenuto al deposito di una cauzione (pari alla differenza) in attesa di accertamenti amministrativi.
ANTIDUMPING DUTIES
Dal 2008 l’Argentina, dopo aver regolamentato un timing più ristretto e serrato, ha notevolmente incrementato il numero di procedure d’indagine antidumping. Da Novembre 2008 ad oggi sono stati adottati 17 antidumping duties, al termine di 27 procedure che hanno coinvolto 28 posizioni tariffarie di 8 paesi. L’attività delle autorità argentina è superiore 5 volte alla media mondiale e non ha risparmiato nemmeno i paesi membri del MERCOSUR. Tali ultime controversie ben evidenziano l’incompiutezza di tale Custom Union in confronto a quella più evoluta dell’Unione Europea (membro WTO dal 1995).
2012 NEW REGULATION FOR IMPORTS
Dal 1 Febbraio 2012 il Governo argentino ha disposto l’obbligo di pre-registrazione, revisione ed approvazione di tutte le importazioni. Gli importatori argentini dovranno così seguire un procedimento a due fasi, della durata di almeno 18 giorni: La compilazione di una certificazione (affidavit) da sottoporre all’Autorità competente (AFIP), cui segue l’approvazione entro tre giorni. L’invio della certificazione approvata dall’AFIP alla Segreteria Generale per il Commercio per l’autorizzazione ad importare, concedibile entro 15 giorni. Diversi membri del WTO hanno già chiesto in sede di Council for Trade in Goods chiarimenti all’Argentina sulla consistenza di tale misura rispetto al GATT – Article III (SATAP Treatments).
TRADE BALANCING
Secondo quanto riportato sia nel Joint Statements USA-EU and others che nel rapporto 2011 dell’ICE (Istituto Nazionale per il Commercio Estero) il Governo argentino sta adottando una politica di trade balancing. Molti importatori di prodotti concorrenti alla produzione locale hanno ricevuto da parte della Secretaria de Comercio Interior sollecitazioni a firmare note d’impegno per far corrispondere le quote di importazione con quelle di esportazione di like products. Tale politica, chiaramente in violazione degli articoli III e XI del GATT e dell’articolo 1 del TRIM, è da definirsi informale data l’assenza di leggi e regolamenti del Governo argentino in materia. Questo elemento non dovrebbe tuttavia frenare i membri del WTO a richiedere l’intervento del Dispute Settlement Body in virtù della giurisprudenza favorevole (Japan – Semi conductors Case) che ritiene sufficiente, per l’attribuzione di misure contestate ai governi, la presenza di politiche d’indirizzo amministrativo.
CONCLUSIONI
La recente riconferma della Presidente Cristina Fernandez de Kirchner nonché l’apparente efficacia delle misure sin qui adottate dal suo Governo sembrano gettare una seria ombra sulle future relazioni commerciali internazionali dell’Argentina. A qualche giorno dalla controversa nazionalizzazione del colosso petrolifero YPF, il progetto di indipendenza economica del paese argentino non potrà prescindere né dai procedimenti che il WTO, su richiesta di USA ed Unione Europea, si appresta ad aprire né dall’esito delle 28 controversie pendenti presso l’ICSID. Di quest’ultime molte riguardano gli investimenti privati non restituiti a seguito del default del 2001 e, dopo la recente sentenza sul caso Abaclat (in cui si è dichiarata fondata la giurisdizione dell’ICSID in materia), le prospettive per l’Argentina appaiono tutt’altro che rosee. Tali considerazioni giuridiche, tuttavia, non possono comunque distogliere dal fatto che nell’attuale congiuntura economica e politica mondiale la Trade Liberalization, anima del nostro sistema di International Trade Law, stia diventando oggetto di una critica sempre più scientifica e meno ideologica.